Token, tutti contrari ai festival. Ecco i vantaggi

I festival musicali da molti anni hanno introdotto i pagamento con i Token per le consumazioni e per il merchandising. I token, dei veri e propri “gettoni” sono uno strumento che serve al promoter dell’evento per incentivare le vendite e ottimizzare le file, specialmente in quei contesti dove l’utente sta all’interno di un festival non solamente per il concerto singolo ma per un tempo prolungato, magari dalla tarda mattinata fino a notte fonda. In questo caso l’utente si prevede abbia bisogno di mangiare e bere più volte.

Superate le 4-5 ore al giorno, il token può aiutare l’utente a comprare prodotti saltando le file per il comune scontrino, e andare direttamente a ritirare il proprio prodotto di consumo. La mentalità dovrebbe quindi esser quella di avere un “portafogli” di token da usare per i consumi e poi effettuare il reso, e non semplicemente capire quanto si vuole spendere per un prodotto, e fare il cambio singolo.

I token, alternativi a soluzioni digitali che consentono ai visitatori di caricare denaro su un’app (o una tessera fisica) generano ogni anno una sorta di malumore da parte dei frequentatori dei festival forse per una complessa gestione del gettone stesso.

I fattori che rendono i token poco apprezzati sono:

  • il mancato reso del gettone non utilizzato, anche quando manifestato.
  • la distanza per il cambio del reso, dalla venue del festival
  • l’impossibilità di utilizzare il token post evento (quando non viene concesso il reso).

Rendere il token avanzato può essere un modo per rendere il proprio visitatore più contento, ma che porta con se vari aspetti e problematiche;

  • il cambio di token rubati / sottratti da altri utenti o nei punti vendita (anche dagli stessi operatori)
  • Nuove file per smaltire questi resi, a fine giornata, motivo per cui personalmente ho sempre acconsentito al reso, partendo da una taglia minima del 1/2 token (solitamente del valore di 2€, quindi 1€)

Quali sono le altre cause che rendono il token uno strumento così detestato?

  • L’utente non si rende conto realmente dei costi, specialmente quando il valore del token non è semplice da suddividere.
  • L’utente non si rende conto della spesa che effettua, ma questo vale anche per le carte di pagamento (bancomat / carta di credito).

Il cambio di token poi risulta essere complesso da gestire a livello fiscale, sopratutto per quelle entità che hanno l’obbligo di emettere uno scontrino fiscale di vendita, e che non potrebbero quindi emettere uno scontrino “negativo” per il reso. O in altri casi, sarebbe molto complesso da svolgere per un reso di pochi euro. Mentre le associazioni che hanno una fiscalità senza obbligo di scontrino, possono esser più agevolate da questo utilizzo.

Il futuro dei token e dei festival quindi non risulta ad oggi molto chiaro, tra chi si spende per sostenere questa tecnologia e chi invece ne risulta assolutamente contrario. Se però si parla di user experience legata al festival, va tenuto conto di quello che il proprio pubblico si aspetta di trovare e preferisce fare poter vivere a pieno il festival senza inutili complicazioni.

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